Hip-hop-rock di Simon Reynolds (Isbn, 2008) 470 pag.

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Raccolta di quasi un centinaio di articoli, interviste e saggi critici dal 1985 ad oggi, apparse sulle maggiori riviste musicali e non, Reynolds prende come filo conduttore per uno sguardo a 360° sulla popular music il rapporto fra musica bianca e nera, ibridazione e sviluppi reciproci, accompagnando ad ogni scritto un nuovo commento in calce.

Il titolo ("Bring The Noise" nell'edizione originale) non deve fuorviare, ricorrono trattazioni dell'hip hop ma soprattutto di pop/rock ed elettronica, e comunque di quegli aspetti di mutazione funk, R&B, dub e soul verso nuovi scenari bianco-neri. Facendo da cerniera con il movimento post-punk/wave, Reynolds parte dagli Smiths per poi passare a istituzioni rock tardo 80s come Pixies, Red Hot, Living Colour, Stone Roses ecc fino al caso di PJ Harvey. Spazio alla situazione di conflittualità di inizio 90s fra il brit-pop e il grunge americano, poi prendendo spunto dalle nuove tendenze che lui stesso conierà come "post-rock", metterà in luce l'importanza dell'elettronica nelle nuove correnti anglo-americane (dai Tortoise a Seefeel), anche se fa notare che probabilmente è in Inghilterra dove si sono visti i maggiori frutti per via della situazione post-rave.

Riguardo all'hip hop 80s Reynolds punta soprattutto sul ruolo dei Public Enemy, che oltre alla loro potenza sonora che ne faceva un gruppo hip-hop-rock a tutti gli effetti, entravano in contatto con le questioni reali della società, aggravandone le contraddizioni e creando ondate politico-culturali in uno stato di vigilanza ideologica. Una sorta di punk nero. Reynolds mette in luce il ruolo del rap sul mainstream americano quanto quello della house su quello inglese, parlando poi delle problematiche legate allo scisma fra gangsta-rap e rap impegnato, snocciolando in vari articoli considerazioni che riguardano numerosi esponenti, da LL Cool J a Onyx, da Beastie Boys a Wu-Tang Clan, fino agli sviluppi B-boys e le ultime tendenze grime, molto approfondite.

Da appassionato del mondo elettronico da ballo, Reynolds dedica ampio spazio all'esplosione della jungle nella sua energia tribale, dalle origini culturali dei sound system giamaicani fino agli sviluppi inglesi nel corso dei 90s, non disdegnando lodi per l'altra personale passione del 2-step garage. La conoscenza di questi generi consente all'autore ampie trattazioni fra sfumature tecniche e contestuali, mentre il saggio breve "Historia electronica" è un'arringa di attitudine e sociologia del mondo dance. Punterà inoltre sempre l'accento sull'importanza delle influenze caraibiche sul suono inglese (arrivando fino a Burial passando per trip hop e jungle), ma presenti fin dal post-punk.

Condanna poi l'incensamento giornalistico dei gruppi con molte influenze, notando come la critica spesso sbrodoli in stupore dinnanzi alla contaminazione fra vari generi disparati, dove secondo lui l'abilità risiede piuttosto nel non lasciarsi prendere la mano con gli ingredienti. Ben 20 pagine sono dedicate ai Radiohead, visti specialmente con "Kid A" come un importante segnale di rottura nel movimento brit-pop, un rinnovamento ideologico nella pochezza del rock inglese di inizio 2000. In anni più recenti spicca l'analisi di gruppi come Animal Collective e del freak-folk, per altro criticandone l'aspetto di estraneazione sociale e isolamento, quasi un ritorno "indie" a un purismo bianco.

Se da una parte la sua competenza ha pochi eguali sulla piazza, il suo gusto fa sì che si vada incontro a omissioni discutibili, e in un libro di questo tipo è perlomeno strano che si parli pochissimo del trip-hop o altra elettronica a lui poco congeniale (dal techstep al breakcore e derivazioni progressive), come trovo inaccettabile l'assenza dei Dalek.

Hip-hop rock è insomma uno sguardo di ampio respiro ma non completista su 20 anni di musica, utile oltre che per i giovani, pure per chi ha vissuto i 90s senza farsi troppe domande, per interpretare e riflettere su un contesto piuttosto intricato. Gli spunti non mancano, come non mancano interpretazioni che possono trovare in disaccordo e il sorvolare spiccio di ciò che non piace, ma la sua capacità di scrittura stimolante e di avere una visione globale dei fenomeni, sono indiscutibili.



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